trio
L'hotel
di _nonsolosesso_
03.05.2022 |
304 |
2
"Lascio scivolare l’accappatoio, non c’è bisogno di dire nulla..."
Questo è il racconto di un’esperienza reale. I nomi sono fittizi per tutelare la privacy dei protagonisti. Una leggera brezza estiva mi scompiglia i capelli. Un paio d’ore di viaggio mi avevano finalmente portato in hotel. Lo vedevo lì, proprio di fronte a me. Quel luogo che tanto avevamo immaginato. Insieme, scambiandoci messaggi, a volte fino a notte fonda, a volte sul posto di lavoro, per stuzzicarci, provocarci. Mi incammino verso la hall e una ragazza mi accoglie, sbriga le pratiche del check-in e mi accompagna in stanza. Mi sdraio sul letto e lo schermo del cellulare si illumina: “Sei arrivato?”. “Sì, stanza 308”. “Noi siamo alla 312”. Forse il messaggio meno provocante, meno erotico che ci eravamo scambiati fin lì. Eppure il più eccitante, quello che ti spezza il respiro, quello che ti fa comprendere che, finalmente, i nostri occhi si incroceranno.
Guidato da una mano invisibile entro in doccia, mi sciacquo, mi vesto dell’accappatoio e scendo nell’area spa. Nell’hotel non c’è molta gente, in tanti hanno preferito una bella gita in montagna. Mi accomodo nell’area relax e mi rilasso. In attesa. Dopo qualche minuto si apre una porta. Sono loro. Lei, Sara, è in accappatoio, ma già mi sembra di intuire quelle forme che tanto ho desiderato: vedo gli occhi, azzurri come il mare, quelle labbra, dio, quelle labbra. E poi l’accappatoio che copre il resto, ma lascia intravedere un costume rosso. Lui, Marco, alto, con lo sguardo sicuro e deciso, abbozza un sorriso. Ricambio e siedono vicino a me. “Che bel posto”, sussurra lei. E guardandomi negli occhi, lascia sfilare l’accappatoio, che scopre ogni sua forma. Quel seno sodo, quel lato B che ho sognato ad occhi aperti. Scambiamo qualche chiacchiera, finalmente di persona. Sembra di conoscersi da una vita. Qualche battuta, qualche risata, poi lui: “Non avete voglia di sauna?”.
Dopo qualche minuto eravamo in una splendida sauna finlandese. Da soli, noi, senza nulla che potesse costringere l’immaginazione. E’ Sara che mi guarda, mi sorride, si gira e inizia a baciare Marco. Vedo le sue mani scorrere lungo il suo petto, sulle gambe, e poi la punta delle dita che sfiorano il membro già ingrossato. Il mio cuore batte all’impazzata e non posso nascondere l’erezione che inizia a crescere tra le mie gambe. Lei si volta, stringendo in mano il cazzo di Marco. E guardando il mio. Sgrana gli occhi, come un felino che ha messo nel mirino la sua preda. E mi sorride, ancora una volta con quella sua solarità che da subito mi ha messo a mio agio. La sua mano inizia a muoversi sul membro di Marco, l’altra invece sfiora le sue gambe. Si avvicina al suo fiore e appena lo sfiora con un dito, chiude gli occhi sospirando forte. La mia erezione si fa sempre più presente, ogni vena si gonfia e la cappella pulsa, lucida. Sara si alza, si avvicina lentamente a me, si gira e si siede su di me. Il mio cazzo, ormai durissimo, le sfiora la figa. La sento. E’ un lago, è puro piacere. Il suo movimento è leggero, la mia erezione scorre lungo l’esterno del suo fiore. Marco nel frattempo osserva, con la sua mano a stingere il suo piacere. “Andrò in stanza…”, sussurra Sara, che mi lascia una delle due card della “312”, alzandosi e uscendo dalla sauna, lasciandoci gustare il suo marmoreo lato B. Marco la segue e, dopo qualche minuto, esco anche io. Mi sciacquo, mi rimetto l’accappatoio e salgo.
Terzo piano. Stanza 312. Lascio scorrere la card e la serratura si sblocca. Dentro una luce soffusa, mi richiudo la porta alle spalle. Lentamente mi avvicino verso la stanza e, quando finalmente, vedo il letto, li vedo. Sara è lì, a carponi sulle lenzuola, e ha fatto sparire l’erezione di Marco nella sua bocca. Non ho mai visto nessuno andare così a fondo. Lui è in estasi, la testa rivolta all’indietro. Lascio scivolare l’accappatoio, non c’è bisogno di dire nulla. Sara sente che sono lì, alza il suo culo verso di me, senza smettere un secondo di succhiare il cazzo di Marco. Ne abbiamo parlato tante volte di quello che sarebbe successo, ma ora che ci siamo, tutto va oltre ogni immaginazione. Mi avvicino al suo fiore con la lingua. Con la punta risalgo dall’interno coscia, poi la appoggio. Sento un fiume di piacere pervadere la mia bocca e miei sensi. Sara mugola e il mio ritmo si fa più serrato, con la lingua che trova spazio dentro di lei, le labbra che abbracciano il clitoride. Sara viene, una prima volta, le sue ginocchia tremano e quasi cedono mentre accolgo ogni goccia del suo orgasmo sulla mia lingua. “Scopami, ti prego, scopami”, dice togliendo per un istante l’erezione di Marco dalla sua bocca. Il mio cazzo, ormai sul punto di esplodere, punta deciso verso la sua figa, ancora pulsante dall’orgasmo. Appoggio lentamente la cappella, entrando e facendole gustare ogni singolo centimetro. Sara inarca la schiena, sospira forte mentre aumenta il ritmo sul membro di Marco. Al suo ritmo si aggiunge il mio, la sto finalmente facendo mia. Marco mi guarda mentre scopo la sua donna, sorride, si gode lo spettacolo mentre guida Sara con le sue mani tra i capelli. Sara viene, ancora. Questa volta ancora più forte, questa volta senza riuscire a controllare minimamente le sue grida di piacere.
Dopo qualche istante si alza, al bordo del letto. Ci guarda e ci sorride. Poi si inginocchia. Io e Marco ci guardiamo, ci scambiamo un cenno e ci alziamo. I nostri cazzi sono davanti alla bocca di Sara, il suo viso è il dipinto del desiderio. Finalmente sento le sue labbra sulla mia cappella, finalmente sento la sua bocca. Il primo affondo è paradisiaco. E’ una sensazione totale. Lo prende quasi tutto, fino in gola, senza apparente sforzo. Gemo, mentre lei continua a succhiare con foga, segando Marco nello stesso momento. La sua lingua sa come muoversi, la sento esplorare ogni centimetro della mia asta, la sento concentrarsi sul frenulo, sulla cappella, sulle palle. Sara sente che siamo pronti. Entrambi. Ci guarda e sorride. Tira fuori la lingua e aspetta. Aspetta il nostro orgasmo, che arriva, contemporaneo, copioso. Il suo volto si riempie del nostro nettare, la sua lingua ne raccoglie ogni goccia, mentre io e Marco non tratteniamo il nostro piacere.
Dopo non c’è bisogno di parole. Una sensazione di enorme benessere riempie la stanza. Sdraiati, sul letto, a contemplare la bellezza di un rapporto che va oltre al sesso, che entra nella mente. “A chi va un bagno?”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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